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CONFESSIONI DI UN’AULA – Comunicato di risposta agli attacchi mediatici subiti dall’Aula C Autogestita dopo il 15 Ottobre
CONFESSIONI DI UN’AULA
Comunicato di risposta agli attacchi mediatici subiti dall’Aula C Autogestita
dopo il 15 Ottobre
Ancora una volta ci troviamo a rispondere ai fantasiosi quanto puntuali attacchi ai danni dell’Aula C autogestita della Facoltà di Scienze Politiche. Premettiamo che siamo sempre stati, e continuiamo ad essere, dell’opinione che a certe imbarazzanti fandonie si dovesse lasciare lo spazio che meritano; eppure stavolta, nel pieno della deriva poliziesca che ha investito il cittadino medio, oltre che una parte del movimento “antagonista”, sentiamo il bisogno di rispondere colpo su colpo alle illazioni dei soliti (noti) professionisti del panico a orologeria, che ormai da quasi un anno, per fomentare i momenti di tensione non trovano argomenti migliori che screditare…una stanza! Già, confessiamo che è difficile trovare le parole per smarcare un luogo, 4 mura e un tetto, dalle accuse di chi da sempre si guadagna il piatto seminando terrore, da questi campioni di professionalità che pretendono di smascherare presunte occulte connivenze di un individuo sulla base delle amicizie che ha su facebook. Riportiamo, quindi, il testo condiviso, meno di un mese fa, da questi temibili “assidui frequentatori”:
L’Aula C è un esperimento di autogestione all’interno dell’università di Bologna fin dal 1989. Permette a chi la attraversa di costruire autonomamente la propria cultura, condividere esperienze e conoscenze, costruire percorsi di lotta senza per questo poter essere ricondotta ad una definita area di appartenenza, pur mantenendo una consolidata identità antifascista, antisessista, antirazzista, antiautoritaria.
l’Aula C è un divano a cui affidare un momento di relax o una lettura non necessariamente commissionata dal prof di turno, un tavolo su cui studiare senza l impersonalità degli spazi messi a disposizione dalla facoltà, una caffettiera da condividere con chi capita, un forno per allestire un pranzo in compagnia, una biblioteca che si muove nella direzione della libera (e economica!) condivisione dei saperi, un laboratorio per realizzare idee e progetti di varia natura.
Non esiste un collettivo politico: l’Aula C va avanti grazie all’impegno quotidiano di chi lo vive e lo attraversa e attraverso un’assemblea di gestione -aperta e orizzontale- che si riunisce ogni venerdì alle ore 17. Lo spazio è aperto alle iniziative di tutti i singoli e le realtà che si riconoscano nei suoi valori, e che volessero arricchirlo con i propri contenuti.
Enjoy Aula C Autogestita
È stato, quindi, attaccato di nuovo uno spazio aperto e orizzontale di confronto sociale e politico, sono stati designati dei fantomatici “leader”, figura che -nello spirito antiautoritario dell’AulaC- non ha mai trovato spazio, come mai l’hanno trovato presunti “ufficiali” di stampo alcuno.
Come promesso, rispondiamo colpo su colpo alle infamate mediatiche: il famoso “bersaglio” a sagoma di celerino, era, come ha scritto una testata nazionale, un ricordo di una manifestazione contro la brutalità poliziesca, e quindi di certo non un “auspicio” per quelle nuove: tuttavia, nostro malgrado, la violenza delle “forze dell’ordine” si ripresenta puntuale. Ricordiamo, a onor di cronaca, che la stessa sagoma ha assunto nell’arco di meno di un anno ben tre diversi significati secondo la stampa, nel contesto di tre diversi articoli.
Passando ad argomenti più significativi: si continua a parlare di “collettivo aula c”, un’invenzione ad hoc della questura, già usata, tra le altre cose, per affibbiare fogli di via, circa un mese fa, a due compagni che frequentano l’Aula C, a cui ribadiamo la nostra solidarietà.
Si continua ad affermare che l’occupazione di Scienze Politiche del dicembre 2010, decisa unanimemente da un’assemblea di facoltà in un’aula magna gremita, dopo un corteo spontaneo di circa trecento persone, fosse pilotata dal fantomatico “collettivo aula c”: la verità è che l’Aula era anch’essa occupata, e le decisioni venivano prese da assemblee giornaliere di facoltà. Queste infamate offendono tutte e tutti coloro, e sono tanti, che hanno partecipato a quelle assemblee, la maggior parte dei quali non avevano mai frequentato l’Aula in precedenza.
Sottolineiamo nuovamente con forza il carattere antirazzista dello spazio, il quale esclude che chicchessia debba, o possa, essere allontanato a causa del proprio orientamento politico quando esso rispetti i valori dello spazio, o men che meno a causa delle illazioni e dei teoremi della stampa che troppo spesso, tentando in modo tragicomico di surfare l’onda della tensione diffusa, si improvvisa detective con questi desolanti risultati.
Riteniamo doveroso a questo punto, segnalare che chi ci attacca oggi, come ieri, sono ancora una volta i soliti ciarlatani. Gli stessi ciarlatani che a ridosso della strage fascista di Marzabotto si affannavano a sentenziare che non vi era stato alcun coinvolgimento di donne e bambini; nessun accanimento su innocenti era stato compiuto dalle misericordiose SS durante la “nobile operazione” finalizzata a recidere “una pericolosa cellula di banditi”, e che chiunque avesse sostenuto il contrario fosse un infame delatore e che come tale doveva essere trattato dai bravi cittadini collaborazionisti (Il Resto del Carlino, 11 Ottobre 1944).
Crediamo, in ogni caso, sia d’obbligo fermarsi a riflettere su quello che è stata la giornata del 15 Ottobre: riteniamo che praticare conflitto non significhi abbandonarsi allo sfascio indiscriminato senza valutarne le ripercussioni. Senza l’intento di criminalizzare nessuno, non vediamo sbocchi positivi in alcune delle pratiche che hanno caratterizzato il corteo. Tuttavia sentiamo il bisogno di esprimere la nostra totale condanna alla avvilente deriva giustizialista cui stiamo assistendo in questi giorni. Si sta imponendo una visione generalizzata, forzata, falsa e diffamatoria della realtà, un tentativo di ricacciare ognuno dietro il proprio pc invitandolo a pubblicare chissà quale “materiale sensibile”, a illuderlo di partecipare a chissà quale fantomatica nobile crociata in nome della democrazia. Riteniamo che nessun confronto virtuale, né alcun articolo di giornale, possa sostituirsi all’esperienza pratica e al confronto personale, nel tentativo di analizzare e valutare politicamente l’ampissimo universo di intenti e idee che sabato scorso hanno infiammato piazza San Giovanni, chiamandola a resistere con forza, per ore, ai testacoda indiscriminati dei blindati, alla pioggia di lacrimogeni e agli idranti.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà a tutti gli arrestati del 15 Ottobre, i perquisiti nei giorni successivi e a tutte le realtà e gli spazi sotto attacco.
È infantile l’atteggiamento di chi, nella situazione attuale, non coglie l’enorme importanza di una piazza attaccata dalla polizia e riconquistata dai manifestanti, e rigetta tutto ciò che non capisce, o che per interesse o immaturità politica non vuole capire, arrivando agli schifosi livelli di denunciare tutto e tutti.
In fin dei conti, niente di nuovo sotto il sole…
”Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono” – Malcolm X.
Assemblea di gestione dell’Aula C Autogestita
La città e la memoria
” A Maurilia, il viaggiatore è invitato a visitare la città e nello stesso tempo a osservare certe vecchie cartoline illustrate che la rappresentano com’era prima: la stessa identica piazza con una gallina al posto della stazione degli autobus, il chiosco della musica al posto del cavalcavia, due signorine col parasole bianco al posto della fabbrica di esplosivi. Per non deludere gli abitanti occorre che il viaggiatore lodi la città nelle cartoline e la preferisca a quella presente, avendo però cura di contenere il suo rammarico per i cambiamenti entro regole ben precise: riconoscendo che la magnificenza e prosperità di Maurilia diventata metropoli, se confrontate con la vecchia Maurilia provinciale, non ripagano d’una certe grazia perduta, la quale può tuttavia essere goduta soltanto adesso nelle vecchie cartoline, mentre prima, con la Maurilia provinciale sotto gli occhi, di grazioso non ci si vedeva proprio nulla, e men che meno ce lo si vedrebbe oggi, se Maurilia fosse rimasta tale e quale, e che comunque la metropoli ha questa attrattiva in più, che attraverso ciò che è diventata si può ripensare con nostalgia a quella che era.
Guardatevi dal dir loro che talvolta città diverse si susseguono sopra lo stesso suolo e sotto lo stesso nome, nascono e muoiono senza essersi conosciute, incomunicabili tra loro. Alle volte anche i nomi degli abitanti restano uguali, e l’accento delle voci, e perfino i lineamenti delle facce; ma gli dèi che abitano sotto i nomi e sopra i luoghi se ne sono andati senza dir nulla e al loro posto si sono annidati dèi estranei. E’ vano chiedersi se essi sono migliori o peggiori degli antichi, dato che non esiste tra loro alcun rapporto, così come le vecchie cartoline non rappresentano Maurilia com’era, ma un’altra città che per caso si chiamava Maurilia come questa”.
Scritto da Italo Calvino, dedicato a una Bologna più cupa che mai, nell’ennesimo, triste periodo di Spettacolo elettorale e repressivo, da una persona che bolognese non è, ma che la abita da troppo tempo.