Lettera aperta dalle ManiRosse

Sosteniamo e divulghiamo questa campagna di libertà che sta nascendo contro un insulsa persecuzione giudiziaria ai danni di giovani rei solamente di avere dei valori e molta creatività nel volerli difendere.

Invitiamo tutti e tutte a sostenere questa battaglia adottando il banner:

manirosse

***

Amici e amiche, fratelli e sorelle, compagni e compagne, giovedì 18
settembre saremo processati per la vicenda delle mani rosse. Di seguito
trovate una lettera di solidarietà, che intendiamo fare
firmare a musicisti / artisti / politici / intellettuali / docenti /
architetti / gruppi e organizzazioni formali e informali / personalità
pubbliche. I primi firmatari sono gli artisti che esporrano alla Gamec di
Bergamo per l’evento dedicato alla stencil art organizatto dalla Traffic
Gallery, per sabato 20 settembre. Questo segnale ci pare già di per se
molto importante. Ad ogni modo vi chiediamo di aiutarci: ogni firma
sotto la nostra lettera rende la stessa più forte,
permettendoci di diffondere la nostra storia.

Perciò fate girare questa lettera quanto più potete, a chiunque ritenete possa firmarlare (tendenzialmente non privati cittadini sconosciuti).

Vi chiediamo di essere celeri (l’ideale sarebbe che pervenissero entro martedì 16).

Per maggiori informazioni sulla vicenda:

manirosse.noblogs.org myspace.com/manirosse

Per firmare la lettera mandate una mail intitolata "ok" a:

manirosse@canaglie.org

Grazie in anticipo

I tre delle mani rosse

 

Gli dai il fischietto e si pigliano un manganello…


Se gli dai l’esercito, ti tornano Abu Ghraib!

 

fonte: Carta del 10 settembre 2008

Si erano fermati fuori del paese, vicino Verona, solo per mangiare.
Sono stati picchiati, sequestrati e torturati dai carabinieri per ore.
La loro testimonianza

Venerdì 5 settembre 2008, ore 12. Tre famiglie parcheggiano le
roulotte nel piazzale delle giostre a Bussolengo [Verona]. Le famiglie
sono formate da Angelo e Sonia Campos con i loro cinque figli [quattro
minorenni], dal figlio maggiorenne della coppia con la moglie e altri
due minori, infine dal cognato Cristian Udorich con la sua compagna e i
loro tre bambini. Tra le roulotte parcheggiate c’è già quella di Denis
Rossetto, un loro amico. Sono tutti cittadini italiani di origine rom.

Quello che accade dopo lo racconta Cristian, che ha trentotto anni
ed è nato a San Giovanni Valdarno [Arezzo]. Cristian vive a Busto
Arsizio [Varese] ed è un predicatore evangelista tra le comunità rom e
sinte della Lombardia. Abbiamo parlato al telefono con lui grazie
all’aiuto di Sergio Suffer dell’associazione Nevo Gipen [Nuova vita] di
Brescia, che aderisce alla rete nazionale «Federazione rom e sinti
insieme». «Stavamo preparando il pranzo, ed è arrivata una pattuglia di
vigili urbani – racconta Cristian – per dirci di sgomberare entro un
paio di ore. Abbiamo risposto che avremmo mangiato e che saremmo subito
ripartiti. Dopo alcuni minuti arrivano due carabinieri. Ci dicono di
sgomberare subito. Mio cognato chiede se quella era una minaccia. Poi
cominciano a picchiarci, minorenni compresi».