Da anni gli stadi sono uno dei laboratori per eccellenza della repressione. Le varie leggi speciali che i vari governi hanno sfornato, da un lato hanno inasprito fortemente le pene, permettendo ad esempio ai Questori di punire il solo possessso di un fumogeno, un tamburo o di un megafono con la "diffida" (allontanamento dagli stadi per un periodo variabile da 1 a 5 anni, spesso con obbligo di firma in questura, senza che vi sia stato un regolare processo che accerti la colpevolezza del diffidato), dall’altro hanno creato solo più tensione tra tifoserie e forze dell’ordine, garantendo però spesso a queste ultime impunità giudiziaria. Norme quali l’arresto in flagranza differita o la stessa diffida sono chiaramente anticostituzionali, vengono lasciate alla completa discrezionalità dei Questori e sono usate spesso per colpire quella parte del tifo organizzato che denuncia quello che gli stessi ultras chiamano "calcio moderno". Un calcio che si scopre fatto di doping e partite decise a tavolino, truccate quanto i bilanci di società sportive piene di debiti ma salvate dai decreti e dagli aiuti econominci dello stao (i nostri soldi!). E mentre queste stesse società si arricchiscono con i lauti introiti provenienti dalle pay-tv, i prezzi dei biglietti negli stadi continuano a salire (soprattutto dei settori popolari come le curve) rendendo proibitivo anche andare a vedere una singola partita. In parlamento intanto si discute una proposta di legge, come sempre bipartisan, il cui obiettivo è di privatizzare gli impianti sportivi del demanio e destinare nuove aree pubbliche alla creazione di mega centri commerciali in vista degli europei del 2016. In questo incontro si parlerà di tutto questo, del pericoloso binomio tra business e repressione, e di come tale binomio non esiste solo allo stadio, ma è forse un qualcosa di ancora più pregnante, di consolidato, insomma un qualcosa che viviamo tutti i giorni sulla nostra pelle. All’incontro potremmo ascoltare la trestimonianza di Paolo, un tifoso del Brescia che, in seguito ad una carica ingiustificata della celere, dopo 9 mesi di coma, non si è più completamente ristabilito. Perchè crediamo che la brutalità poliziesca e gli abusi di potrere non possano essere archiviati, perchè crediamo nella dignità e nella giustizia, quelle vere!