Lo sforzo paga: Alma Water Studiorum – Atto III


 

Contro/esposizioni di tesi

 

Questo progetto nasce all’interno del Collettivo SPA, lungo un percorso di critica al sistema universitario, al contenuto del sapere che viene insegnato.Ma soprattuto è una critica verso i metodi, verso la pedagogia universitaria, la sua unidirezionalità di comunicazione, verso la non interazione con gli studenti, verso il suo evitare ripetutamente momenti di confronto, di rielaborazione del sapere da parte di chi lo studia e quindi in sostanza di partecipazione attiva alla costruzione stessa del sapere, della memoria collettiva.
La gestione dall’alto dei piani di studio, una didattica basata essenzialmente sulla lezione frontale del docente
e sulla ricezione passiva dello studente; la somministrazione di pacchetti di nozioni frammentate e
deproblematizzate, l’esame finale come potere di certificazione dell’accettazione acritica del contenuto delle
lezioni, sono parte centrale di quel processo di esproprio e strumentalizzazione della conoscenza e delle abilità
cognitive degli studenti che fanno dell’università un’istituzione orientata alla riproduzione e alla legittimazione
dei processi di dominio ed alienazione che governano la società.


La critica politica di tale stato di cose deve vedere nella messa in discussione della didattica uno dei suoi tratti
caratterizzanti. Da qui la scelta l’anno scorso di aprire un percorso di seminari autogestiti sulla transizione
post-fordista
(all’interno di un più ampio ciclo di seminari sull’innovazione insieme ai collettivi C38 e Casseur)
attraverso cui abbiamo creato, in via del tutto sperimentale, un vero momento di autoformazione in cui gli
stessi studenti sono diventati i relatori.


Quest’anno, nella stessa ottica di autoformazione, partirà il progetto di controesposizione delle tesi di laurea,
che fra l’altro da poco tempo nella nostra facoltà sono state eliminate. In effetti, ciò che è stato eliminato era
ormai una buffonata, in quanto l’esposizione della tesi, prima della sua totale eliminazione, era rimasta un
momento privo di reale possibilità di espressione e condivisione dell’unico sapere critico e personale.

L’intento è di creare un momento in cui diverse persone possano esporre la propria tesi, partendo dalle
persone che in un modo o nell’altro hanno condiviso questo percorso o che comunque condividono
quest’approccio critico al sapere. Il primo momento di “controesposizione collettiva” avverrà in due puntate
durante la seconda e terza settimana di aprile. L’aula C, già contenitore fisico delle tesi di laurea (Progetto *teca), diventerà contenitore anche in senso metafisico del sapere che da quelle tesi si emanerà. Il presupposto è quello di
poter allargare il progetto a chi vorrà sperimentare insieme a noi questo bizzarro percorso di autoformazione.

Programma del primo round di contro-esposizioni

Vi aspettiamo numeranti e desiderosi!

Ricordate: l’occasione fa l’uomo saggio. 

Contro il “Degrado” scateniamo la grandine!

Sono le 2.30.Circa.

Gli orologi, si sa, sono un capo di abbigliamento. Ognuno lo porta a modo suo. Ognuno decide il proprio tempo (io ad esempio, sono 5 minuti indietro, a prescindere!).

In piazza V., pieno centro di B. si attardano i giovani in cerca di un sollievo dalle fatiche Pasquali.

Tra le chiacchiere amichevoli, musica, qualche birra e un amaro (ce lo metto io!), il bar rimane aperto per dare la possibilità a tutt* di consumare il loro vino quotidiano (e poichè come insegna il Santo, i Buoni vengono sempre ricompensati, ovviamente per tirare su molta carta che non puzza).

Arriva una volante della Polizia. Un centinaio di teste si gira a guardare gli Agenti Dell’Ordine Costituito che scendono dalla loro macchina e spariscono all’interno del locale.

Poi si rigirano, e il brusio di voci riprende. Apparentemente come se nulla fosse accaduto. 

Pochi secondi e la musica si zittisce. Pochi secondi sono bastati per Riportare L’Ordine.

Dove volano gli avvoltoi (del capitale)

Pubblichiamo questa interessante riflessione sulla situazione del Tibet e in generale sul governo delle minoranze:

tratto da: www.infoaut.org 

 

|14/15/16 marzo 2008| Le cronache politiche degli ultimi giorni hanno visto un concentrarsi dell’attenzione mondiale sugli altipiani tibetani. I media occidentali hanno dedicato ampio spazio alla ribellione delle popolazioni autoctone e alla conseguente repressione dei loro moti di protesta ad opera del governo centrale sotto la guida del Pcc.

L’entità degli scontri e l’estensione della rivolta sono chiari indici del peso politico e internazionale dell’attuale crisi tibetana. Come tutto quello che accade nel pianeta-Cina, le notizie sono frammentarie e sottoposte a una forte censura. Il governo centrale inizia ad ammettere un certo numero di morti ma è scontro sull’esatta entità della repressione.

Un quadro complesso

Alcuni elementi concorrono però a complessificare il quadro della semplificatoria narrazione dei "nostri" media, oltre la fabula del "lupo cattivo cinese e del cappuccetto rosso tibetano" (senza nulla togliere al diritto all’autodeterminazione del popolo tibetano e la gravità della repressione militare).
Gli scontri partono subito dopo il tentativo da parte cinese di impedire lo svolgimento di una pacifica marcia di monaci in direzione Pechino per utilizzare politicamente la vetrina offerta alla causa tibetana dall’attuale edizione delle Olimpiadi.
Le forme della protesta sono subito molto radicali e assumono tendenze che ricordano molto da vicino i riots metropolitani dove si sovrappongono le linee della classe e del colore.
Fin dall’invasione il governo centrale cinese ha proceduto ad una politica di sinizzazione (dell’etnia Han) a danno degli autoctoni. Gli effetti della politica di popolamento hanno però subito drastiche accelerazioni negli ultimi 15 anni di politica economica improntata allo sviluppo capitalistico a grandi tappe: costruzione di interi quartieri a maggioranza cinese, ineguale sviluppo economico-sociale tra le 2 etnie, grandi opere infrastruturali, modernizzazione urbanistica, disequilibrio demografico.
A questo livello la vecchia questione nazionale incontra gli esiti non controllabili dello sviluppo capitalistico e della modernità in salsa cinese.
Attestare un’analisi al solo livello "politico-culturale" non basta.
I giovani sono il motore della rivolta e rinnegano ampiamente i metodi non-violenti del loro capo spirituale. Le dichiarazioni del Dalai Lama rendono evidente la difficoltà di gestione politica di una protesta che eccede il protocollo del pacifismo lamaista.

A-R>08: Vacanza Pasquale!

Si comunica che siccome saremo occupati a devastarci, trovare i parenti, ri-ordinare le idee e raccogliere le forze per affrontare al meglio la primavera che si appresta a venire, l’Anti-Rassegna subirà una pausa di 2 incontri.

Ovvero sia il venerdi pre-Pasquale (il 21 marzo) che quello post-Pasquale (28 marzo) le proiezioni salteranno e riprenderanno insieme a tante altre iniziative da Venerdì 4 Aprile.

 Cogliamo l’occasione per fare gli auguri a Pasquale.

A-R>08: Film della Settimana: L’Ultima Donna (scheda)

L’ultima donna di Marco Ferreri (1976)

 

Sullo sfondo di un anonimo paesaggio industriale (Créteil, un sobborgo di Parigi), la storia dell’incontro tra Giovanni, ingegnere disoccupato, e Valeria, maestra d’asilo, più che un confronto tra due personalità, si rivela essere un vero e proprio scontro tra due mondi che mettendosi a nudo si scoprono a vicenda.

A più di 30 anni dalla sua uscita, il film di Marco Ferreri (Storie di Ordinaria Follia) non perde minimamente la capacità di mostrare con semplicità ed efficace chiarezza il problematico rapporto uomo-donna nella sua quotidianità.

Un invito a riflettere su un tema che troppo spesso viene banalizzato, ritenuto ormai superato o dato per scontato (soprattutto dagli uomini), ma che invece continua ad essere centrale nella vita di ogni giorno.

 

Venerdì 14 Marzo 2008 ore 17 in Aula C, SciPol – Strada Maggiore 45, Bologna 

Anti-Rassegna 08: la lista!(Costantemente Reviewed)

Pubblichiamo di seguito la lista completa dei film che passeremo in (A)-Rassegna.

C’è da dire che l’Anti-Rassegna, aimè, è già iniziata da circa un mese.  Quindi le prime quattro proiezioni…ve le siete perse!

Ma non disperate: ci stiamo attivando per la costruzione di una DVD-teca (DVD, DivX, et altri formati…quello che riusciamo a trovare!) con tanto di computer in grado di permetterne la visione (su questo ci stiamo ancora lavorando, anzi: se te intendi passa in aula a darci una mano!) dove stiamo raccogliendo innanzitutto i film dell’Anti-Rassegna.

Le proiezioni sono TUTTI I VENERDI intorno alle 17 (aspettiamo anche i ritardatari, ma non esagerate!).

Ovviamente in Aula C – Strada Maggiore 45 – Facoltà di Scienze Politiche – Bologna

Here tha list:

Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio   wiki   sito   (DATO)

Drugstore Cowboy di Gus Van Sant  (DATO)

La Schivata (L’Esquive) di Abdel Kechiche  wiki(Eng)   (DATO)

Salvador: 26 Anni Contro di Manuel Huerga  wiki(Eng)   wiki(Ita)    sito(Ita)    (DATO)

Waking Life  di Richard Linklater  (DATO)

L’Ultima Donna di Marco Ferreri (Venerdì 14 Marzo ore 17 – Aula C) 

Old Boy di Park Chan-wook (Venerdì 4 Aprile ore 17) sito(ENG)  gallery(1)  gallery(2)

Scheda A-R: WAKING LIFE

!–
@page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
–>

WAKING
LIFE – Richard Linklater (2001)



Are
we sleep-walking while awake or   wake-walking while asleep?

(Siamo
sonnambuli mentre viviamo,   oppure vegliambuli mentre   sognamo?)


Un
giovane senza meta vaga in uno   sfuggente mondo onirico popolato  dalle
figure più disparate.

Personaggi
pungenti e variopinti che  ricercano il significato della propria 
esistenza senza trovare le risposte. Waking Life è una doccia
gelata ma  tonificante di idee e spunti di riflessione. Ci ripulisce
dalla noia, dall’indifferenza, dall’inutilità e
dall’anestetizzante tirannia del quotidiano. 


E’
un collage visionario delle più svariate questioni
meta-filosofiche; la natura della memoria collettiva, l’unione tra
uomo e macchina, il senso di Dio e della morte, la positività
insita nel vivere in un mondo imperfetto, il controllo della memoria,
il libero arbitrio in senso teologico e i suoi limiti fisici.


Lontano
anni luce dal moderno cartoon in computer grafica, Waking Life adotta
le tinte mutevoli e iperrealistiche del rotoscope, tecnica di
sovradisegno frame-by-frame su immagini girate dal vivo.


Una
meditazione animata sul sogno e sull’importanza dell’individuo
nel mondo moderno – a volte pretenzioso, a volte dirompente, ma
sempre vivo, vibrante, stimolante e immersivo.

Scheda A-R: DRUGSTORE COWBOY

 


DRUGSTORE COWBOY
Gus Van Sant (1989)

Una fetta di società Americana ai margini, fotografata dalla porta sul retro. Drugstore Cowboy è uno dei principali artefici dell’esplosione del cinema americano indipendente, e uno dei primi tentativi di mettere in scena il tossico anti-eroe e di portare il pubblico a condividerne emotivamente le esperienze. Il tocco di Van Sant è come sempre ambiguo ed equidistante, senza legittimazioni né condanne moralistiche. Una delle opere seminali nel cinema delle dipendenze, che mostra quanto sia labile il confine tra droghe legali e droghe illegali attraverso la storia di un gruppo di tossicodipendenti che segue le meccaniche di una famiglia disfunzionale. E come il tentativo di uscire da quel mondo a volte significhi solo passare da una vita illusoria ad un’altra.

Scheda A-R: KOYAANISQATSI

Come promesso, iniziamo a pubblicare le schede auto-prodotte sui film dell’Anti-Rassegna ("scusate il ritardo", come disse Troisi a Benigni!)

 


KOYAANISQATSI
(1983)          
 
[in lingua Hopi: vita senza equilibrio, vita tumultuosa]
 
Il più grande evento della storia dell’umanità è accaduto di recente, 

e né i mass media né il mondo della cultura se ne sono accorti: la 

connessione con la natura si è spezzata. Ora esistiamo dentro la tecnologia, 

ne siamo parte e lei fa parte di noi. 

Il mondo naturale è un pretesto per sostentare il mondo artificiale in cui viviamo.

Un film-documentario d’avanguardia che delizia i sensi, invita alla riflessione e 

ridefinisce il potenziale del mezzo cinematografico. Koyaanisqatsi è un film senza 

dialoghi, senza personaggi e senza trama. Eppure racconta una storia. 

Che è, in fondo, la storia di tutti noi, esseri umani moderni, con i nostri edifici 

mastodontici, le nostre macchine divorabenzina, le nostre file alla cassa del 

supermarket e la nostra tecnologia che ci circonda e ci accompagna in ogni momento.

Un grido che ci esorta a fuggire dall’autodistruzione, una disperata 

testimonianza di come i più grandi successi dell’umanità siano andati di pari passo 

con nostri peggiori fallimenti.

 
Accompagnato dall’ipnotica colonna sonora di Philip Glass, che detta i ritmi della

narrazione e contorna con passione i collage di immagini girate da Godfrey Reggio,

un film delicatamente politico, e profondamente umano.

Biografia di Godfrey Reggio:

 

Godfrey Reggio è nato il 29 marzo 1940 a New Orleans, Louisiana. Ha diretto dopo Koyaanisqatsi
altri due film, Powaqqatsi (incentrato sulle differenze tra nord e sud del mondo) e  
Naqoyqatsi (che tratta invece il tema della guerra). Ha all’attivo anche un documentario
che si chiama "Anima Mundi", che è incentrato su scene di vita naturale e microanimale, ed è stato
commissionato dalla Bulgari per una campagna ecologista. Reggio ha seguito la preparazione
per diventare monaco per quattordici anni, poi ha abbandonato quella strada per dedicarsi all’attività di regista.
Ha partecipato e partecipa a numerose battaglie progressiste negli USA, ad esempio di recente quella sulle
unioni civili.
Di più nin zo, a presto 🙂

A-R>08: Film della Settimana: Waking Life

Questa settimana proietteremo "Waking Life" di Richard Linkater.

Primo esperimento di una nuova tecnica cinematografica resa compiuta dalla seconda opera del regista "Scanner Darkly".

La tecnica in questione consiste nell’applicazione del colore direttamente sulle immagini, tramite l’uso digitale di programmi di editing.

Atmosfere tra il fumetto, il disegno digitale e la "normale" ripresa cinematografica fanno da cornice (anche se spesso hanno il pregio/difetto di attirare troppo l’attenzione sulla realizzazione grafica) ad una trama intricata ricca di spunti e richiami filosofici.

Per sperimentatori.

 

P.S.: ci scusiamo per la brevità della presentazione e per la carenza perpetua del materiale promesso…

Sono i tempi dell’autogestione (quando è vissuta quotidianamente come pratica vitale)